Election day il 10 marzo:
divide la scelta di un solo
appuntamento per regionali e
politiche, divide anche la
possibilità di risparmiare
decine di milioni di euro
per tenere la consultazione
elettorale lo stesso giorno
per Lombardia, Lazio e
Molise e per Camera e
Senato.Di cosa stanno
discutendo in questo momento
i partiti?
La questione è tutta di opportunità politica e vede il Pdl schierato per l'election day e il Pd contrario. Al di là dei distinguo, va segnalato che le posizioni erano diametralmente opposte nel 2010, quando le urne furono aperte per il rinnovo di 15 regioni (tra cui Lombardia e Lazio) e per i quattro referendum su nucleare, privatizzazione dell'acqua (due quesiti) e lodo Alfano. Quella volta, tuttavia, si andò al voto in due occasioni diverse (a marzo e a metà giugno). Al governo c'erano Pdl e Lega, ma la polemica che si innescò fu simile a quella di questi giorni, ma a parti invertite. Con il centrodestra contrario all'accorpamento e il centrosinistra favorevole.
Che cosa c'era (e c'è) in palio?
Tutto ruotava attorno alla possibilità di risparmiare 300 milioni di euro votando in un solo giorno. Ma così non avvenne. Oggi invece si discute se risparmiare o meno una cifra complessivamente inferiore: 100 milioni di euro. Circa 50 milioni risparmiati con il voto contemporaneo per politiche e regionali in Lombardia (10 milioni di abitanti), circa 30 milioni di spesa extra non dovuta in caso di contemporaneità delle urne tra politiche e regionali in Lazio (5,8 milioni di abitanti). Dati ufficiali non ce ne sono e i conteggi vanno a spanne. E la stima più attendibile, contando anche il Molise, viene arrotondata per eccesso al numero perfetto.
La questione è tutta di opportunità politica e vede il Pdl schierato per l'election day e il Pd contrario. Al di là dei distinguo, va segnalato che le posizioni erano diametralmente opposte nel 2010, quando le urne furono aperte per il rinnovo di 15 regioni (tra cui Lombardia e Lazio) e per i quattro referendum su nucleare, privatizzazione dell'acqua (due quesiti) e lodo Alfano. Quella volta, tuttavia, si andò al voto in due occasioni diverse (a marzo e a metà giugno). Al governo c'erano Pdl e Lega, ma la polemica che si innescò fu simile a quella di questi giorni, ma a parti invertite. Con il centrodestra contrario all'accorpamento e il centrosinistra favorevole.
Che cosa c'era (e c'è) in palio?
Tutto ruotava attorno alla possibilità di risparmiare 300 milioni di euro votando in un solo giorno. Ma così non avvenne. Oggi invece si discute se risparmiare o meno una cifra complessivamente inferiore: 100 milioni di euro. Circa 50 milioni risparmiati con il voto contemporaneo per politiche e regionali in Lombardia (10 milioni di abitanti), circa 30 milioni di spesa extra non dovuta in caso di contemporaneità delle urne tra politiche e regionali in Lazio (5,8 milioni di abitanti). Dati ufficiali non ce ne sono e i conteggi vanno a spanne. E la stima più attendibile, contando anche il Molise, viene arrotondata per eccesso al numero perfetto.
Quanto si risparmierebbe non
andando a votare a febbraio
per scegliere i governatori
e ad aprile per eleggere il
nuovo governo?I 100
milioni che non uscirebbero
dalle casse dello Stato
riguarderebbero la mera
organizzazione di una
seconda consultazione
elettorale distinta, mentre
nelle spese extra
rientrerebbero i costi
duplicati per materiale,
onorari e altre uscite
legate agli appuntamenti con
il voto. Soldi che in tempi
di crisi, sottolineano i
sostenitori dell'election
day, potrebbero essere
risparmiati e usati
altrimenti.
Votando in un solo giorno si
risparmiano 300 milioni di euro. Perfetto!
Ma se prima di votare si eliminassero
Senato, Regioni e Province, si accorpassoero i piccoli comuni, si dimezzassero i
deputati, si eliminassero i loro privilegi (vitalizi, scorte, finanziamento
pubblico ai partiti, ecc.) e si eliminasse il Presidente della Repubblica unendo
la sua carica con quella del Presidente del Consiglio, quanti miliardi di euro
si risparmierebbero?
Allora non ci prendete per i fondelli
con i risparmi da farsa!
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